giovedì 14 luglio 2016

Processi mediatici

Sappiamo bene che le statistiche, ove si avvalgano di dati certi e raccolti secondo metodi oggettivi, possono essere sempre "interpretate" mettendo in risalto solo i dati che confermano le proprie tesi e censurando gli altri.
In tal modo, ad esempio, il cardiologo nonché medico militare americano Ancel Keys supportò la bontà della  sua "Dieta Mediterranea": prese i dati provenienti da 22 Paesi e pubblicò solo i 5 che gli davano ragione. Tuttavia, ancor oggi sono in pochi a criticare la piena validità di tale regime alimentare.


I media di regime sono costantemente impegnati a setacciare le notizie ponendo in risalto solo quelle che supportano le loro tesi o, per essere più realistici, le loro campagne propagandistiche mirate all'alterazione della realtà percepita.
Avete notato che quando accade un incidente ad un ascensore, nei giorni successivi se ne verificano altri?
E che quando accade un incidente ferroviario, subito dopo se ne verificano altri, anche se di minore importanza?
In realtà succede "tutto e sempre": il problema è che i media hanno il potere di creare la cosiddetta "realtà percepita" ovvero quella che in PNL si chiama Mappa del Territorio".

Un caso eclatante sono i delitti perpetrati da uomini contro le donne (non userò l'odioso e discriminatorio neologismo che li individua) che appaiono "in aumento" quando invece sono in calo da una decina di anni, addirittura del 20% dall'anno scorso.
Per contro, un dato che emerge dalle statistiche è che sono in aumento i crimini perpetrati da donne contro uomini (forse perché poco preoccupate per eventuali condanne, visto l'andazzo della "Giustizia") ma di questo nessuno ne parla!
Il motivo di questo comportamento è che ai media non interessa affatto descrivere la realtà reale: non è la loro funzione.

Un altro, sono i delitti perpetrati da immigrati più o meno clandestini ai danni di italiani che vengono sistematicamente oscurati dai media tanto che sono nati diversi siti specializzati nel reperire notizie a riguardo mentre i delitti (molto pochi, in pratica solo quelli di cui si parla) perpetrati da italiani ai danni di immigrati assurgono immediatamente alle prime pagine.

In tutto questo, un odioso quanto preoccupante malcostume è quello di fornire, da parte dei media o addirittura da quello che si dice sui social, notizia e sentenza in un'unica soluzione decidendo arbitrariamente chi sia l'aggressore e chi la vittima. Il problema è che i magistrati, che quando tornano a casa guardano la TV come tutti gli altri cittadini, sono spesso pesantemente influenzati dai processi mediatici, enormemente più spicci e "risolutivi" di quelli legali.

L'ultima di queste vicende è quella, tragica, che è accaduta a Fermo (FM) immediatamente classificata dai media come frutto di odio razziale ma che in realtà è un caso di legittima difesa.
Nonostante la verità stia emergendo da risultanze istruttorie, l'aggredito rimane sotto custodia cautelare nonostante non gli sia stato convalidato il fermo! Una decisione più che originale che la dice lunga sulla capacità dei media di formare le coscienze anche di persone che dovrebbero essere votate all'oggettività ed all'imparzialità.
Per di più, pare che alla vedova dell'aggressore sia stata assegnata d'ufficio una pensione a vita, mi pare per intercessione diretta del Presidente della Repubblica!
Riassumo sinteticamente i fatti:
Prima versione: l'italiano, subito classificato dai media come "ultrà" prim'ancora che come essere umano, avrebbe offeso senza alcun motivo la moglie della vittima deceduta a causa dell'unico colpo infertogli dall'aggressore.
Su questa base, l'italiano è stato arrestato ed è ancora agli arresti.
Seconda versione che sta emergendo dalle indagini, acclarata da ben 6 testimonianze indipendenti oltre che dalle incongruenze dichiarate dalla vedova: i due africani sarebbero stati sorpresi dall'italiano ad armeggiare in modo sospetto su di un'auto ed hanno reagito violentemente atterrandolo e picchiandolo: lui impugnando un segnale stradale, lei con una scarpa.
Ma è bastato un pugno ben assestato per far rovinare al suolo l'aggressore, il vero aggressore, che morto sul colpo.
Che aspettiamo a liberare l'innocente? Che sia italiano o no, non ce ne frega niente: se è innocente è innocente.
E' proprio vero che secondo una parte della magistratura che oserei definire "deviata", essere un maschio bianco italico costituisce un'aggravante accessoria mentre se si è un immigrato clandestino, meglio se negroide e femmina costituisce quasi una garanzia d'innocenza o d'impunità? 

Massimo Bossetti
Basta analizzare il caso Bossetti/Gambirasio per vedere come un maschio bianco possa essere condannato senza uno straccio di prova provata e se pensate al DNA, ricordatevi che la sua analisi può, dal punto di vista scientifico, essere ragionevolmente usata per scagionare con certezza ma non per condannare con la stessa certezza.
In questo caso di nera, le persone di sesso femminile che sembrerebbero le più probabili responsabili della morte di Yara non sono neanche state indagate, perché l'assassino di una tredicenne non poteva che essere un maschio adulto! Provate poi ad immaginare un magistrato che ammetta di essersi sbagliato: come minimo si difenderà dicendo che (purtroppo) la verità processuale è diversa dalla verità oggettiva!
Si ma il carcere fa parte della verità oggettiva: se uno viene condannato in base a verità processuali che s'inventino anche pene processuali che non interferiscano con la vita delle persone!
Al contrario per molti casi "insoluti" o risolti in maniera demenziale, se il colpevole appare essere di altra razza, sesso o nazionalità, le sentenze sono molto più tenere ed "accorte", salvo casi eclatanti in cui si era già deciso chi fosse il colpevole prima di analizzare metodicamente le prove (Cogne, Erba, ecc.).

Insomma: quale Giustizia, come ci si chiedeva una volta?