venerdì 24 giugno 2016

BrExit: vantaggio immediato per l'economia britannica

Data per certa la prevalenza del fronte indipendentista, il previsto crollo della Sterlina su base puramente emozionale - per non dire irrazionale - garantirà un immediato vantaggio economico al Paese in termini di afflusso di valuta estera, essendo la Gran Bretagna ciò che in economia si definisce un "Esportatore Netto". Questo alla faccia degli europoidi catastrofisti.

Il risultato appare quasi incredibile se, con un tocco di sana paranoia, ci si chiede se è mai possibile che alla Gran Bretagn sia stata concessa
"gratis" questa opportunità dai poteri sovranazionali. Si potrebbe pensare che doveva andare così, in vista di una manovra a lungo termine che comunque apporterebbe vantaggio alle mire globaliste. Mah!?!

Accantonando - almeno per un po' - la paranoia, non si può che esultare per il successo dei cosiddetti euroscettici britannici non senza considerare qualche rilievo statistico.

1) La vittoria è stata netta se pur risicata: si potrebbe attribuire ad un eccessivo ottimismo da parte dello schieramento europeista dopo il facile stravolgimento del referenum indipendentista scozzese. In fondo, a parte gli stolti starnazzamenti propagandistici su quanto sia bello stare in Europa nonostante non ci sia alcuna convenienza a farlo, il Sistema non ha preso altre contromisure che sacrificare una martire alla causa e far comparire dal nulla quasi mezzo milione di nuovi certificati elettorali. Indicativo il caso di un privato cittadino che si è messo all'ingresso di un seggio a distribuire gratuitamente penne indelebili al posto delle effimere matite per scongliurare i previsti brogli che quasi la metà degli elettori pro-BrExit dava per scontati. Per dirla tutta, probabilmente quando è stato indetto il referendum l'effettiva percentuale dei favorevoli alla fuoriuscita era tra il 60 ed il 70% dell'elettorato ed hanno creduto che le contromisure propagandistiche e psicologiche apportate fossero sufficienti per ribaltare le percentuali.

2) I voti raccolti in Irlanda del Nord ed in Scozia avrebbero premiato la permanenza nella UE: probabilmente uno strascico per entrambe le regioni del "buon" lavoro di smantellamento di una coscienza indipendentista messo in atto in occasione del recente tentativo scozzese.

3) Un dato preoccupante è quello che ha visto i 3/4 dei giovani a favore della permanenza e altrettanti anziani di opinione contraria: questo significa che il voto degli indipendentisti è stato più maturo, colto e ponderato mentre quello degli europeisti è stato più emozionale e condizionato dalla propaganda. Ciò è preoccupante per il futuro se la maggioranza dei giovani non riesce a prendere coscienza.

Per il momento bando alle paranoie, godiamo di riflesso per il successo del referendum inglese confidando nel paventato effetto domino che potrebbe restituire ai Paesi sovrani europei la loro indipendenza ed il loro benessere.
Alla faccia del PD (ovvero Partito Delle banche) e dei sedicenti rivoluzionari in realtà strenui conservatori del marciume di lusso (quello a 5 stelle).