venerdì 18 aprile 2014

Tasse: 3 Euro su 4 rubati dal Fisco

 
Tra le notizie pubblicate stamattina da Repubblica spicca il solito e demenziale allarme evasione fiscale che non mi sono neanche dato la pena di leggere in quanto già dal titolo si capisce che si tratta di mera propaganda di regime.
L'evasione fiscale infatti non è un problema reale se non come diretta conseguenza della mancata sovranità da parte dello Stato sull'emissione della moneta.
Non a caso nell'economia-guida del mondo occidentale, quella statunitense, nessuna tassa era richiesta ai cittadini fino a che il potere di emissione della moneta non fu ceduto dallo Stato alla banca privata denominata "Federal Reserve". E' solo da allora che i cittadini americani pagano le tasse, diventate necessarie per sostenere uno Stato privato del suo diritto-potere fondamentale.
 
Ha poco senso, infatti, costituire e mantenere uno Stato se il suo presupposto non è quello di emettere moneta: in assenza di questo presupposto, esso non può che essere, nella migliore delle ipotesi, un mero cuscinetto economico e garantista, una sorta di sindacato, tra chi produce ricchezza - i cittadini -  ed il pozzo senza fondo che la ingurgita indebitamente - le banche private.
In questo contesto, lo Stato non può che essere considerato che connivente - se non emissione diretta - delle banche che emettono moneta a debito ai danni dei cittadini a cui si ruba una vita intera solo allo scopo di riempire una voragine economica sempre un po' più profonda di quanto non la si riesca a riempire. Ciò a causa del fatto che la misura stessa della ricchezza - la moneta - non solo va restituita per intero all'ente emittente alla fine del suo ciclo ma va anche integrata di interesse. E questa è un'evidenza che puà cogliere anche uno studente di 1a media: non c'è neanche bisogno di studiarsi le complesse e documentate lezioni di economia del Prof. Giacinto Auriti, uno dei primi a denunciare pubblicamente, con dovizia e competenza in materia, la truffa del signoraggio bancario.
Prima di lui, in modi diversi da Maometto a Marx e non solo, molti pensatori si erano adoperati per avvertire l'umanità del pericolo a cui sarebbe andata incontro affidando l'emissione della moneta a enti privati ben distinti da uno Stato rappresentante dei cittadini.
Ma se almeno per il Corano è ancora peccaminoso lucrare sulla moneta - per cui alle banche di etica musulmana ancor oggi è vietato prestare denaro ad interesse - la parte più importante, se non fondamentale, del pensiero di Marx è stata del tutto disattesa dai suoi seguaci, che io riduco in due semplici macro-categorie: dittatori ed imbecilli. Propagandare concetti come "bene comune" e "lotta di classe" su base ideologica infatti, non puo' che essere funzionale all'espropiazione del potere dei cittadini a favore di un organismo centrale autoritario ed alla frammentazione della società ovvero della famosa "base", con conseguente riduzione del suo potere decisionale.
 
Ma lasciamo stare la politica che personalmente metto al secondo posto tra i miei disinteressi, superata, nella mia personalissima e purtroppo poco condivisa scala dei valori, solo dai giochi a palla (calcio, ping-pong, palla a mano, palla di qua, palla di là, ecc.) che ritengo i passatempi più idioti ed aberranti in assoluto tra tutti quelli inventati dall'Uomo. Non a caso, sono tra i più sostenuti dal Sistema, sempre in cerca di metodi che rimbecilliscano i sudditi e li dividano in fazioni.
 
Il vero problema quindi, quando si pubblicano i risultati di queste statistiche, è interpretarle con  le corrette chiavi di lettura.
Prima di tutto, bisogna tener conto che se in una società come la nostra esiste la percezione di una crisi economica, vuol dire che c'è qualcosa che non va. Il nostro Paese è tra i più ricchi del pianeta, sia in percentuale che in assoluto: il 4° al mondo quanto a riserve auree (ormai sono però sganciate dal valore della moneta), il 1° al mondo quanto a patrimonio artistico, il 1° al mondo quanto a percentuale di auto possedute per abitante, stessa cosa più o meno per quanto riguarda i telefoni cellulari ed un sacco di altre amenità, il 1° al mondo quanto a percentuale di cittadini proprietari di case (e non solo quelle in cui abitano). Quanto a produzione industriale abbiamo sempre fatto paura alla Germania, che infatti da sempre ha cercato di ostacolarci, e prima che fossimo Italia, come Regno delle Due Sicilie, abbiamo fatto paura agli inglesi che infatti si sono adoperati per distruggerci e trasformarci in qualcosa di meno pericoloso, almeno fino all'insorgere di una coscienza nazionale che sfociò nel Ventennio, anch'esso distrutto per mano anglosassone.
Ora la distruzione è di matrice global-occidentale ma il succo del discorso cambia poco: siamo una nazione potenzialmente vincente e benestante ma i politici servi degli anglosassoni che ci ritroviamo, lavorano alacremente per mantenerci in uno stato di "crisi costante" ed impediscono la nostra crescita economica e spirituale. L'aspetto positivo è che se sono ancora costretti a lavorare tanto contro di noi è perché incutiamo ancora paura come collettività, anche se non abbiamo la percezione di costituire una vera collettività: in questo lavoro di frammentazione della cosienza collettiva, i giochi a palla, la politica, i social network, le demonizzazioni, il razzismo di ritorno, la disgregazione dell'identità di genere, il controllo degli organi di propaganda (ex-informazione) e quant'altro di funzionale ai loro scopi, costituiscono le armi più potenti utilizzate contro di noi.
 
In definitiva, potremmo accorgerci che in realtà stiamo bene, anzi benissimo forse troppo, non fosse che il prelievo fiscale unito ad ostacoli e vincoli legali e burocratici diabolicamente congegnati ci costringono a vivere una costante percezione di instabilità e forti perplessità sul futuro nostro e dei nostri figli. Non parlo di crisi solo perché la parola stessa indica un peggioramento e non una condizione permanente. L'accezione di "crisi costante" precedentemente usata a scopo dialettico è infatti un ossimoro.
 
Quindi, intarpretando correttamente il succo della statistica pubblicata dall'organo di regime denominato "Repubblica", ci accorgiamo che i contribuenti italiani riescono a non versare il 25% delle somme illecitamente richieste dallo Stato. Illecitamente perché alla fine del giro sono in realtà destinate alla banche private, non certo allo Stato che con le briciole ad esso concesse dalle banche e con la rimanenza risultante dai suoi colossali sprechi ed ammanchi ingiustificati (al secolo: sottrazioni indebite di capitali pubblici) cerca di amministrare sé stesso nei confronti dei cittadini (servizi e pensioni).
Questo 25% sottratto al fisco grazie a meccanismi di elusione oppure di semplice mancato versamento è già sicuramente inferiore al minimo necessario per assicurare sopravvivenza e sviluppo personale e delle imprese, tanto è vero che ci ritroviamo da anni in una condizine di recessione in cui attività e partite IVA vengono cessate a iosa ogni giorno.
In una condizione del genere, non ha senso (anzi ce l'ha fin troppo dal punto di vista del mantenimento del potere...) concentrare l'attenzione dei cittadini sul presunto effetto dell'evasione fiscale: primo perché il suo effetto non è direttamente quello di creare ammanco nelle casse dello Stato perché il rastrellamento di moneta è destinato alle banche private; secondo perché in questo stato di cose, l'evasione fiscale consiste, almeno ai suoi livelli più bassi, in un mero e solo parziale recupero di ricchezza indebitamente sottratta al cittadino, spesso di per sé non sempre sufficiente per il suo mantenimento.