lunedì 28 gennaio 2013

27 gennaio, il giorno della propaganda

È appena trascorso il 27 gennaio, giorno dedicato – in base ad un’apposita legge - alla propaganda mirata a rinfrescare a tutti le false memorie riguardanti il cosiddetto Olocausto.
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E già, perché allontanandoci sempre più dall’epoca dei fatti ma persistendo ancora il Sistema di potere che organizzò e ricavò enormi vantaggi dall’operazione “Seconda Guerra Mondiale” , qualcuno delle nuove generazioni non ancora del tutto indottrinato potrebbe cominciare a porsi delle semplici domande ognuna delle quali, da sola, farebbe crollare tutto l’impianto accusatorio.
Ad esempio, basterebbe chiedersi come mai i nazisti venivano riforniti di prodotti petroliferi dalla Standard Oil di Rockefeller - fino a che la stessa non chiuse improvvisamente i rubinetti cambiando le sorti della guerra (è difficile portare avanti una guerra quando cominciano a scarseggiare i carburanti) - per concludere che FORSE l’ascesa e poi il declino della potenza nazista era stata programmata a tavolino negli Stati Uniti.
Rimanendo nello stesso ambito energetico, ci si potrebbe chiedere dove riuscissero i nazisti in tempo di guerra a reperire il kerosene (forse sottraendolo ai propri carri armati?) per alimentare i loro mitici forni crematori, sapendo che per ridurre in cenere UN cadavere – con un moderno forno crematorio - necessitano almeno 200 litri di combustibile ed almeno 2 ore di tempo per cui, per eliminare in tal modo 6.000.000 di cadaveri scomodi disponendo in tutto di una decina di forni rinvenuti sarebbero occorsi circa 140 anni e 1.200.000.000 litri di kerosene. E non mi pare che tali incenerimenti siano ancora in corso.
Forse però si potrebbero ridimensionare questi dati prendendo atto di altri dati, statistici, che annoveravano a soli 960.000 componenti la popolazione di etnia semitica presente in tutta Europa prima della guerra. Prendendo per buono questo dato, allora ce l’avrebbero fatta in poco più di 23 anni, cioè intrattenendosi presso i forni solo per una ventina d’anni dopo la fine della guerra.
Certo bisognerebbe anche chiedersi in base a quale logica sarebbero stati istituiti dei campi di sterminio la cui funzionalità comportava – in un tempo di guerra in cui la leva obbligatoria scese fino all’età di 15 anni – l’impegno di ingenti risorse economiche, strutturali e militari, invece di provvedere a sterminare sul posto tutte le vittime designate.
E, assunto che i Campi erano sostanzialmente dei luoghi in cui i prigionieri venivano forzati a lavorare per il regime producendo armi e munizioni, ci si potrebbe chiedere in base a quale logica lo stesso regime avrebbe dato ordine di decimare in maniera sistematica i propri operai.
Facendo un giro in alcuni penitenziari degli USA e prendendo atto delle specifiche tecniche ed i criteri di utilizzo (tra cui la non apertura della camera per 4 ore dopo ogni utilizzo-esecuzione) necessari per le famigerate camere a gas, ci si potrebbe chiedere come mai non ne sia stata ritrovata neanche una nei cosiddetti “Campi di Sterminio”
Ci si potrebbe chiedere anche come mai, dopo la distruzione di un regime accusato di crimini così nefandi e condannati per sempre dall’umanità, a tutt’oggi esista un regime che ne compie di simili ed ancor peggiori senza che la gran parte dei cittadini del mondo occidentale s’indigni per questo.
Ma la propaganda di regime serve a questo: non a caso fu concepita, nella sua forma scientifica e moderna, nella Germania nazista e poi continuata a sviluppare “al meglio” dall’attuale regime (nazista) americano.
Forse i giovani di oggi potrebbero anche interrogarsi sul significato dell’aggettivo “nazista” scoprendo che è solo una contrazione dell’appellativo “nazional-socialista” e potrebbero di conseguenza scoprire qual è storicamente il Sistema politico al mondo più assimilabile – con le sue idee e col suo operato - al concetto di nazionalsocialismo. Non a caso, lo stesso Hitler si complimentò con Roosvelt per come negli USA avevano “risolto” la scomoda presenza dei nativi sul territorio occupato.
 
Nota: per quanto riguarda l’immagine utilizzata, forse pochi sanno che in base ai regolamenti vigenti nei campi di prigionia – di cui esiste ancora traccia storica – i rapporti sessuali tra prigioniere e militari nazisti erano puniti con la morte, di questi ultimi.