venerdì 15 giugno 2012


- Messaggio... a reti unificate -
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Per un periodo che ancora non sono in grado di definire, HEYMOTARD news, il suo mercatino, il suo blog HEYMOTARD news ed I Truffatori non verranno più aggiornati fino a quando non rientrerò in sede, e preciso che purtroppo non mi allontano per godermi delle vacanze ma per varie impellenze... extra territoriali.

Avrò anche cura di rendere temporaneamente "invisibile" ai motori di ricerca il blog del mercatino in modo da evitare inutili ricerche ed infruttuosi ordini da parte di malcapitati utenti.

Ad ogni modo, tutti i siti sopra elencati rimarranno ovviamente on line per consultazione e se proprio avrò la possibilità o l'esigenza di pubblicare qualcosa di nuovo su uno di essi, potrò farlo ma senza nessuna garanzia che ciò accada, proprio perché NON parto per le ferie ma per assolvere a diversi impegni già troppo rimandati.
Nel frattempo, consiglio a chi invece parte per le meritate vacanze di non abbassare la guardia e continuare ad informarsi sulla Rete perché le peggiori azioni e leggi contro i cittadini sovrani vengono congegnate e messe in atto proprio durante le vacanze, quando la gente è distratta da cose più piacevoli.

Durante questo periodo, potrà però esservi utile disintossicarvi dai media di regime rappresentati dai maggiori organi di disinformazione e propaganda a mezzo giornali, radio e televisione tenendoli opportunamente lontani da voi. Ogni tanto fa bene al cervello cercare di sfuggire ai condizionamenti mentali. Solo l'osservazione diretta di quello che sta attorno a voi (ed anche sopra...), informazioni reperite in Rete e qualche buon libro potranno esservi utili per farvi un'idea realistica di cosa succede realmente. Mi raccomando.

Paso

giovedì 14 giugno 2012

Malattie imposte dal mercato


LE CASE FARMACEUTICHE SONO ORMAI TALMENTE SCHIAVE DEL DENARO
Che il loro obiettivo non è più curare le persone ma rendere le persone malate per poterle poi curare.Il mistero delle case farmaceutiche e il rapporto tra farmaci in commercio e malattie esistentiUltimamente si producono sempre più spesso farmaci, test diagnostici o apparecchiature mediche. Alcuni di questi hanno un gran valore terapeutico, molti sono solo delle copie di farmaci già esistenti o nuove fantasiose sperimentazione per malattie immaginarie. In commercio vi sono oltre 12000 specialità farmaceutiche, ma non esiste un numero sufficiente di malattie per giustificare l’esistenza di tanti medicinali. La maggior parte di essi, probabilmente, servono a combattere gli effetti di altri farmaci.

LA FORZA DEI MASS MEDIA A FAVORE DELLE CASE FARMACEUTICHE
In questi ultimi anni stiamo assistendo sempre di più alla diffusione da parte dei mass media di messaggi di paura che, quando vengono adeguatamente analizzati, si rivelano non solo ingiustificati, ma addirittura appositamente creati e gonfiati secondo un piano prestabilito. Oggi la gente è seriamente terrorizzata: le malattie o semplicemente i piccoli disturbi, sono diventati preoccupazioni all’ordine del giorno. I media bombardano giornalmente i poveri uomini di questa terra con notizie allarmanti di pandemie, epidemie, contaminazioni, facendogli credere che potrebbero essere affetti da chissà qualemalattia mortale.Non è cambiata la salute della gente, ma il modo in cui viene percepitaAl giorno d’oggi i disturbi fisici e mentali sono aumentati, il che non è dovuto ad un cambiamento della gente, o ad un aumento dei pericoli, è solo una questione di paura, fomentata attraverso i mezzi d’informazione. Ora anche la più semplice influenza diventa rischiosa. Ed eccoci così pronti ad acquistare vaccini che ci rassicurano. Ma ci siamo chiesti il motivo di quest’aumento delle patologie? Perché oggi un bambino molto vivace è definito come affetto da sindrome da deficit di attenzione? O la timidezza è diventata un disturbo sociale ansiogeno? Perché semplici modi di essere sono diventati rischiosi? Forse dietro tutto questo c’è qualcuno che dice di lavorare per il bene comune, ma la realtà è che lavora per il proprio bene.

LE COLPE DELLE CASE FARMACEUTICHE E DI COLORO CHE LE SOSTENGONO
Le case farmaceutiche sono le sole responsabili, affiancate e sostenute ovviamente da governi e organizzazioni malativose, che deliberatamente pensano a gonfiare le proprie tasche, infischiandosene della povera gente che si fida di loro. È solo una questione di soldi e interessi, nient’altro. Non importa se si fanno vaccini inutili, e a volte pure rischiosi, non importa se si cura il cancro con chemioterapia e radioterapia, entrambe cure (se così possiamo chiamarle), che nella stragrande maggioranza dei casi indeboliscono e infine uccidono la gente. A questi uomini di potere non importa.L’uomo di oggi dorme un sonno profondo.L’uomo di oggi dovrebbe cominciare a rendersene conto, dovrebbe svegliarsi, aprire gli occhi, pensare e capire che ciò che viviamo, molto spesso, è un condizionamento dei media a favore delle case farmaceutiche. Non siamo nemmeno più liberi di essere in salute e non siamo nemmeno liberi di essere malati. Attraverso la ragione e il buon senso potremmo vivere una vita tranquilla, lontana e indisturbata da paure inesistenti.

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org
titolo originale: LE CASE FARMACEUTICHE CREANO NUOVI MALATI

mercoledì 13 giugno 2012

Possibili capi d'accusa contro Monti

Manipolazione di mercato continuata e pluriaggravata


Sembra incredibile, ma basta andare su questa pagina della New York University, per avere conferma di qualcosa su cui tutti i media tacciono pur essendo di fatto una bomba: il premier italiano è membro del Senior European Advisory Council of Moody’s. Vale a dire è tra coloro che contribuiscono a dare giudizi sulle aziende e sugli stati europei che poi l’agenzia di rating diffonde, causando a volte sfracelli. Siamo già molto oltre il conflitto di interessi, siamo al dramma e alla farsa di una democrazia.

Quanto alla possibilità di essere indagato deriva dall’inchiesta portata avanti dalla Procura di Trani fin dal 2010, su denuncia dell’Adusbef e della Federconsumatori: le due associazioni si decisero a coinvolgere la magistratura dopo un report di Moody’s del 6 maggio 2010 che concludeva etichettando l’ Italia come “Paese a rischio”. L’inchiesta si è allargata poi alle altre agenzie di rating Fitch e Standars e Poor’s , anch’esse coinvolte in giudizi che hanno portato poi al degradarsi della situazione economica. Proprio in questi giorni l’inchiesta su S&B si è chiusa con l’ipotesi di reato di manipolazione di mercato continuata e pluriaggravata a carico di cinque persone: il presidente di Standard & Poor’s financial service Deven Sharma, il managing director del rating di Londra Yann Le Pallec, Eileen Zhang (di S&P Europe); Frankiln Crawford Gill e Moritz Kraemer della direzione europea del rating sui debiti sovrani. Secondo i magistrati queste persone, “attraverso descritti artifici, a carattere informativo – costituenti condotte solo in apparenza lecite, ma effettivamente illecite per come combinate fra loro, con modalità e tempi accuratamente pianificati – fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari, quindi agli investitori, un’informazione tendenziosa e distorta (come tale anche “falsata”) in merito all’affidabilità creditizia italiana ed alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal governo italiano, per modo di disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il valore”.

Che le agenzie di rating fossero nient’altro che interessati ufficiali di rotta della speculazione finanziaria, pesci remora degli squali, pronti a cibarsi dei resti del banchetto, è assolutamente chiaro a chiunque, ma in questo caso i magistrati hanno ricostruito un filo logico che rende difficile giustificare i giudizi come semplice “opinione”. E con l’imputazione di manipolazione di mercato sulla quale sarà chiamata ad esprimersi anche la Consob, S&B rischia il divieto di operare in Italia.
Questo però è solo un ramo dell’inchiesta, rimangono aperti quelli su Fitch e Moody’s. Senonché c’è un fatto clamoroso sebbene finora sconosciuto: il premier italiano è advisor proprio di una di quelle agenzie di rating grazie anche alle quali si è creata quell’emergenza che lo ha portato a capo del governo. Per la verità qualche cosa riguardo a questa incredibile opacità era trapelata, ma a parte una citazione di questa singolare posizione del professor premier nella brochure di un convegno tenutosi in Bocconi nel 2006 (qui) era praticamente impossibile fare altri accertamenti. Ma ora la piccola biografia della New York University, aggiornata al 2011 e di certo non smentita, parrebbe indicare che egli era ancora nel consiglio di Moody’s in tempi recentissimi e comunque all’epoca dei fatti di cui si occupa l’inchiesta dei magistrati di Trani.

Non so se Monti salendo a Palazzo Chigi, abbia avuto il buon gusto di rinunciare a sedere nel Senior European Advisory Council di Moody’s o se ne sia andato prima o sieda ancora tra i ben remunerati consigliori dell’agenzia di rating. Ma è stupefacente che un’intera classe politica non abbia sentito il bisogno di andare a fondo su un conflitto di questo genere e lo stesso Monti non paia avere la minima intenzione di chiarire il punto, affidandosi al silenzio dei media. Anche perché è evidente che aver collaborato a “una destabilizzazione dell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari” come dicono i magistrati, per poi diventarne come se niente fosse il premier, in parte grazie ai giudizi di Moody’s, appartiene alla peggiore storia possibile.
Certo è assai strano che dopo il declassamento di 26 banche italiani da parte di Moody’s che ha suscitato un vespaio di reazioni dei partiti e indotto la Consob a convocare i responsabili dell’agenzia di rating, dal governo, così prodigo di dichiarazioni, consigli e fantasie, non è venuto un fiato.
Ecco cosa rimane della “trasparenza” promessa il primo giorno: il silenzio totale del protagonista e del Palazzo che gli tiene bordone, l’omertà complice dei media, la cecità di un Paese per il quale il premier e il suo governo sono la sabbia sotto la quale nascondere la testa. Se fossi in Moody’s darei una bella D: fallimento assicurato.

da STAMPA LIBERA

martedì 12 giugno 2012

Alta voracità - Marco Travaglio sulle vicende attorno alla famigerata TAV


Il Tav Torino-Lione nasce ventuno anni fa, quand’era appena caduto il Muro di Berlino, al governo c’erano Andreotti e Cirino Pomicino e alle Ferrovie Lorenzo Necci. Poi, guardacaso, Tangentopoli li ha spazzati via tutti. Un’altra era geologica, quando i politici erano in preda a una supersonica “invidia del pene” e come modello di sviluppo inseguivano ancora la Muraglia Cinese e la Piramide di Cheope. Poi sappiamo che cosa ci han lasciato di grosso, in eredità: il debito pubblico . Il primo studio di fattibilità commissionato dalla Regione Piemonte 21 anni fa stimava che i passeggeri fra Italia e Francia sarebbero aumentati da un milione e mezzo a 7 milioni e 700.000 in dieci anni. Invece adesso sono 700.000: un decimo del previsto. Infatti il vecchio treno diretto Torino-Lione è stato soppresso da un pezzo.

Allora si è detto: siccome la nuova linea non serve per i passeggeri, che non ci sono più, servirà per le merci. E il progetto ha cambiato nome: da “alta velocità” a “alta capacità”. Adesso, a parte l’idea folle di fare una nuova ferrovia per portare le rape e le fave mezz’ora prima da Torino a Lione, basta dare un’occhiata ai dati del traffico merci fra l’Italia e la Francia, che è salito fino al 2000 e da allora è colato a picco. L’ufficio federale dei trasporti svizzero calcola che nel 2000 viaggiavano 8 milioni di tonnellate di merci; oggi ne viaggiano due e mezzo, anche perché ormai il grosso passa dal Gottardo e dal Brennero. Basta appostarsi lungo la ferroviaria Torino-Modane e osservare: l’80-90% dei treni merci passa completamente deserto. Anche perché abbiamo speso un sacco di soldi per potenziarla, la Torino-Modane, che ora potrebbe trasportare 20 milioni di tonnellate e invece ne trasporta due o tre al massimo.

Cioè, nessuno usa la linea esistente: e noi, furbi, ne facciamo una seconda. Con un cantiere che durerà 15 anni, scaverà per 57 chilometri una montagna piena di amianto e materiale radioattivo – perché noi siamo molto furbi: come se non fosse bastata l’Eternit, a insegnarci qualcosa. E dove lo mettiamo il milione di tonnellate di detriti, per giunta in parte tossici, che usciranno da quel buco? E quanti Tir ci vorranno per portarli via? Con quanta CO2 e quanto inquinamento? E che fine farà il turismo, nel frattempo? E le infiltrazioni della ‘ndrangheta in quella regione? Qualcuno ci ha pensato? E chi curerà le 10.000 persone che si prevede possano ammalarsi per le polveri e lo smog da cantiere, visto che è previsto addirittura un +10% di malattie cardiache e respiratorie? Per questo, non è vero che il Tav è inutile. Il Tav Torino-Lione è dannoso per l’ambiente e le falde acquifere (chiediamo ai toscani cos’è successo con il Tav tra Firenze e Bologna), è dannoso per la vita e per la salute degli abitanti della val Susa, ma soprattutto per le casse dello Stato.

Dicono che l’Europa dovrebbe pagare il 30-40% dell’opera ma non è vero niente, non c’è niente di sicuro: finora ha stanziato solo 600 milioni per il tunnel esplorativo, il resto è tutto da vedersi. E gli accordi con la Francia prevedono che l’Italia pagherà il 57% di un’opera che passa solo per il 30% sul nostro territorio: siamo sempre più furbi. Alla fine il Tav dovrebbe costare nell’ipotesi “maxi” 18-20 miliardi, cioè quanto basterebbe per cablare tutta l’Italia a 100 megabyte, o – nella versione “low cost” – 8 miliardi: tanti quanti la Gelmini ne ha tagliati alla scuola, alla ricerca e all’università negli ultimi tre anni. Ogni traversina del Tav è un banco di scuola, una culla di asilo nido, un posto letto di ospedale e di ospizio, un insegnante in meno. E questi sono solo i preventivi, che di solito, all’italiana, raddoppiano o triplicano. Basta vedere quello che abbiamo speso per gli altri Tav già fatti, quelli utili, come per esempio la Torino-Milano su cui nessuno si è opposto: abbiamo speso 73 milioni di euro a chilometro, mentre la Francia ne spende 10 e la Spagna 9.

Dicono: ma in Francia stanno scavando. Intanto non è vero: è tutto fermo anche lì, manca ancora il progetto definitivo fino a Lione. Hanno fatto solo tre cunicoli esplorativi e poi hanno tappato tutto, in attesa di tempi migliori: infatti i giornali francesi se ne strafottono di quello che succede dall’altra parte della montagna, perché non interessa nessuno. E comunque in Francia, quando scavano, scavano solo nella terra, mentre da noi scavano soprattutto nelle nostre tasche. E di solito il differenziale dei costi fra Italia e Europa, lo spread del magna-magna, ha un nome soltanto: tangenti. Basta aspettare. Il sospetto che, dietro, ci sia qualcosa di non detto aumenta quando si sentono parlare i difensori del Tav.

Prima c’erano i politici che ripetevano: «Il Tav si deve fare perché si deve fare, punto». A “Report”, il governatore piemontese Roberto Cota, col suo sguardo penetrante tipico della triglia lessa, ha risposto alle cifre dei No-Tav dicendo la seguente “supercàzzola”: «La Tav apre il Piemonte e tutto il sistema-paese all’Europa : prima di tutto, è un’apertura psicologica, di prospettiva». Ecco, più che psicologica sembrerebbe psichiatrica, visto che il Piemonte è già collegato all’Europa e alla Francia, dato che il traforo del Fréjus l’hanno inaugurato nel 1871 – all’insaputa di Cota, naturalmente. E meno male che la Lega Nord difende la volontà popolare, il radicamento nel territorio, il popolo sovrano, il “dio Po” che difende i popoli da scelte imposte da “Roma ladrona”. Il popolo della val Susa dev’essere figlio di un Po minore, perché non viene preso in considerazione.

Sempre a “Report”, l’ex sottosegretario alle infrastrutture del governo Berlusconi, Giachino, disse un’altra “supercàzzola” memorabile: «Il Tav consentirà di collegare le merci da Torino a Lisbona, fino a Kiev». Una super-mega-transiberiana, senza spiegare quali sarebbero queste merci che dovrebbero partire dal Portogallo e arrivare addirittura – marce, naturalmente – in Ucraina. E perché mai dovrebbero fare una capatina a Torino? Forse per visitare la Sindone o il Museo Egizio? I politici non dicono mai niente di esatto, di preciso: dicono una “supercàzzola” dopo l’altra, però sono quasi tutti d’accordo: quelli attualmente presenti in Parlamento sono tutti d’accordo sul Tav, centrodestra e centrosinistra. Uno dei più scatenati è il Pd: il sindaco Fassino ha detto che i No-Tav sono anti-storici. Un po’ come chi, quarant’anni fa, credeva nel comunismo sovietico. Chiamparino voleva addirittura espellere dal centrosinistra tutti quelli che erano contro la Tav. Poi ha scoperto la sua vera vocazione: ora fa il banchiere.

Il Pd piemontese ha minacciato di togliere la tessera agli iscritti che manifestano contro il Tav, manco fossero dei pregiudicati o degli inquisiti – anzi, no: se fossero degli inquisiti la tessera non gliel’avrebbero tolta: Penati ce l’ha ancora, è soltanto sospeso. Bersani l’ha ripetuto anche stasera: in fondo, il Tav è solo un treno. Non è solo un treno: è una linea ferroviaria che scava 57 chilometri nella montagna. E che, guardacaso, è appaltata a una cooperativa rossa, la Cmc di Ravenna, molto nota alle cronache (soprattutto giudiziarie) per i suoi vecchi rapporti con Primo Greganti: siamo passati da “falce e martello” a “calce e martello”. Ha scritto bene Adriano Sofri ieri su “Repubblica”: «Il partito trasversale pro-Tav è il Partito Preso, cioè quello che dice “ormai non si può più tornare indietro” e non spiega mai perché. Il Partito dell’Ormai. Il Tav è una nuova religione rivelata, fondata su un mistero sacro, calato dall’alto, quindi indimostrabile ma indiscutibile: il dogma dell’Immacolata Costruzione».

Infatti, nessuno si confronta mai con i dati degli economisti de “LaVoce.info”, del “Sole 24 Ore” (che è un noto organo dei centri sociali) o dei 360 professori universitari e professionisti che si sono riuniti insieme a Luca Mercalli, Ivan Cicconi e i professori Marco Ponti e Sergio Ulgiati e hanno lanciato quel famoso appello a Monti. Gli hanno detto: caro Monti, hai avuto coraggio nel respingere l’assalto olimpico di “Roma 2020”, possibile che non dimostri lo stesso coraggio ripensando un’opera così superata e così costosa? Anche quelli sono tecnici, anche se non sono al governo: per essere tecnici non è necessario essere ministri. Anzi, ci sono tecnici che non sono ministri, la pensano diversamente dai ministri tecnici e magari sono molto più tecnici dei ministri tecnici.

I 360 esperti citano per esempio uno studio di due ricercatori del Politecnico di Milano, Beria e Grimaldi, sulla grave sofferenza in cui versano tutte le linee di alta velocità in Italia. Poi c’è uno studio dell’università di Oxford su 260 grandi infrastrutture trasportistiche in ben 20 nazioni. Si dimostra che tutte le previsioni sui costi vengono regolarmente sottostimate, e tutte le previsioni sui benefici vengono regolarmente sovrastimate. Tant’è che quell’analisi si intitola: “La peggiore infrastruttura è sempre quella che viene costruita”. Altri ricercatori, svedesi e americani, hanno dimostrato che le grandi infrastrutture ferroviarie non risparmiano energia: la consumano. Quindi, inquinano molto più dei Tir che si vorrebbero togliere dalla strada.

Sono tutti professori, mica anarco-insurrezionalisti: non insultano i poliziotti, non tirano pietre, non si arrampicano sui tralicci, non sporcano e non urlano; chiedono solo un tavolo, un tavolino, per discutere pubblicamente come si fa tra tecnici: cioè con i dati e con le cifre, e nient’altro. E’ quello che chiedevano i No-Tav quando non c’era ombra di violenza, nel movimento. Solo che, quando non c’era la violenza, non li ascoltavano perché non erano violenti. E così qualcuno, sbagliando, ha pensato che per farsi notare e ascoltare bisognasse diventare violenti: e ha molto sbagliato, a fare questo. Ora, i tecnici di governo parlano come i politici. Il ministro Passera ha detto: i lavori devono proseguire, punto e basta. Perché? Perché sì. Bell’argomento: un argomento tecnico. Si è iscritto anche lui al Partito Preso.

In realtà, “proseguire” i lavori è un verbo sbagliato, perché i lavori non esistono: il cantiere è finto, i lavori dovrebbero semmai “cominciare”: pochissimi operai, l’abbiamo visto, e moltissimi poliziotti. I poliziotti, anche loro, come i valligiani, sono le vere vittime di questa politica e di questi tecnici che non ci mettono mai la faccia: forse perché non ce l’hanno più o forse perché ormai sono al 4% di fiducia, come diceva Ainis. Nessuno nega che tra i manifestanti ci siano dei violenti, e nessuno nega che anche tra le forze dell’ordine ci siano dei violenti, anche se lì è più difficile individuarli perché sono nascosti sotto i caschi, ma la gran parte fa il suo dovere. Come fa il suo dovere il procuratore Caselli, minacciato di morte e insultato con slogan orrendi, paragonato addirittura ai terroristi e ai mafiosi che ha combattuto per tutta la vita, solo perché ha fatto arrestare 25 attivisti accusati di violenze – tra l’altro, quasi tutti venuti da fuori della val di Susa.

Ma non è stato mica Caselli a decidere di militarizzare la valle, lui si è limitato a perseguire i reati. Gli ordini li danno i politici, quelli del 4%, quelli che oggi si defilano e lasciano la patata bollente ai tecnici: forse perché temono di non essere credibili, o magari perché temono che qualcuno gli ricordi che il movimento operaio in Italia è nato proprio con i blocchi stradali e con le occupazioni delle terre. E’ credibile forse un ex banchiere come Passera che ora fa il ministro e che ha scelto come vice-ministro delle infrastrutture un altro ex banchiere amico suo e socio suo in Banca Intesa, che prima le infrastrutture le finanziava e ora le dovrebbe controllare e deliberare? Sono credibili i ministri, politici e tecnici, che hanno militarizzato una valle per proteggere un cantiere che non esisteva? Che ordinano ai poliziotti di accogliere nelle stazioni in assetto antisommossa i manifestanti pacifici e di caricarne qualcuno? O di inseguirli fino in cima agli alberi?
Ecco, che bisogno c’era di far inseguire quel ragazzo sopra al traliccio? Possibile che davvero in Italia chiunque si arrampichi su un traliccio venga regolarmente inseguito da un rocciatore dei carabinieri oppure è un trattamento ad personam che riserva soltanto ai No-Tav? Lo dico perché un mese fa a Milano c’è stata una manifestazione secessionista della Lega. Alcuni milanesi hanno accolto i manifestanti srotolando la bandiera tricolore. La Digos gliel’ha fatta ritirare – il tricolore, non quella secessionista – per non provocare i leghisti. E’ il mondo alla rovescia, perché la bandiera nazionale è legalità e la secessione è illegalità. Però si può capire, la scelta della polizia: voleva evitare inutili tensioni e inutili scontri. Siamo sicuri che si stia cercando di evitare inutili tensioni e inutili scontri in valle di Susa? Perché non si cerca di fare anche lì quello che si è cercato di fare a Milano tra i leghisti e i tricolori? Soprattutto: perché i tecnici non fanno finalmente i tecnici e non rispondono, su quel tavolino da tecnici, alle obiezioni dei tecnici No-Tav con degli argomenti tecnici pro-Tav, se li hanno? Se non lo fanno non sono dei tecnici: sono dei cialtroni, e anche un po’ provocatori. E nessuno, a quel punto, toglierà dalla testa a molta gente che questa non sia l’alta velocità, ma l’alta voracità.
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di Marco Travaglio, visto su ComeDonChisciotte

 Mi preme solo osservare che, a differenza di quello che ritiene Marco Travaglio, se è il popolo sovrano a volere una secessione, nessuno Stato ha il diritto di impedirlo.

lunedì 11 giugno 2012

Le arance poco etiche dell'AIRC


I fondi raccolti dall'AIRC non sono molto "salutari" in quanto vengono in parte usati per finanziare la vivisezione, vale a dire esperimenti su animali nei quali viene indotta una malattia artificiale, quindi molto diversa da quelle che si possono generare spontaneamente.
Anche quest'anno, l'AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, raccoglie fondi per i propri progetti con la vendita delle "arance della salute". Le arance sono davvero "della salute", perché frutta, verdura e vegetali in generale sono da consumare in quantita', per prevenire le malattie degenerative. Ma i fondi raccolti dall'AIRC non sono molto "salutari" in quanto vengono in parte usati per finanziare la vivisezione, vale a dire esperimenti su animali nei quali viene indotta una malattia artificiale, quindi molto diversa da quella che si genera spontaneamente, ed in più in una specie molto diversa dalla nostra.

In questi ultimi anni sono iniziati ad apparire finalmente su varie riviste scientifiche internazionali degli articoli di critica esplicita alla sperimentazione su animali. Ad esempio, il numero di luglio 2007 di The Scientist pubblica un articolo molto interessante ed estremamente critico contro la pratica della sperimentazione animale nella ricerca medica e nello sviluppo di nuovi farmaci, intitolato: "Il problema dei modelli animali - Perché i successivi test sugli umani non hanno successo?". L'articolo, molto approfondito e circostanziato, mostra che le difficoltà di usare i modelli animali per studiare le malattie umane derivano oltre che dalle differenze metaboliche, anatomiche, cellulari tra gli umani e gli altri animali, anche da altri aspetti, altrettanto ineliminabili. Ne emerge un quadro assolutamente desolante, che dà ancora una volta ragione al crescente movimento scientifico antivivisezionista.

"Chiunque voglia evitare di donare il suo denaro per contribuire a una pratica non scientifica e non etica, come quelle della vivisezione, ricordi che l'AIRC, come quasi tutte le associazioni per la ricerca medica, finanzia studi su animali" affermano i gestori di NoVivisezione.org, il portale dell'antivivisezionismo in Italia.

Dei 200 tipi di cancro che colpiscono gli esseri umani, alcuni hanno delle similitudini con altre forme di cancro che colpiscono altri animali, ma la loro natura è profondamente diversa, in termini di cause, di effetti, di cure e di prognosi. Il cancro è specie-specifico. Le differenze tra le specie sono evidenti sotto l'aspetto molecolare, immunologico, e genetico. Dato un certo composto chimico, la sua cancerogenicità sarà diversa nell'uomo e nelle altre specie. Basti pensare che anche tra topi e ratti, infinitamente più simili tra loro di quanto lo siano all'uomo, vi sono forti diversità: il 46% dei prodotti chimici cancerogeni per i ratti non lo sono per i topi.

Eppure, stando alle ultime statistiche del Ministero della Salute, negli ultimi anni vi è stato un incremento nell'uso di animali nella ricerca di base: per quanto riguarda gli studi sul cancro, dal 2000 al 2005 c'e' stato quasi un raddoppio del numero di animali usati, si è passati da circa 70.000 a circa 124.000! Questi studi servono solo a curare il cancro - artificiale - dei topi e dei ratti, non sono certo utili ai malati umani.

Concludono i portavoce di NoVivisezione.org: "E' dunque importantissimo scegliere per le nostre donazioni una associazione che non finanzi la vivisezione, e parlare di questa situazione con quante piu' persone possibile, invitando anche loro a non fare donazioni a chi finanzia questa pratica. "

sabato 9 giugno 2012

Come vengono utilizzate le donazioni via SMS

La domanda che in molti si pongono è: Dove finiscono questi soldi? La risposta potrebbe non piacere a molte persone che hanno deciso di donare. In realtà, ad essere precisi, è impossibile conoscere la destinazione d'uso di quei soldi. Si può fare riferimento al caso più recente, quello del terremoto che colpì L'Aquila nel 2009. In quel caso vennero raccolti 5 milioni di euro, una cifra impressionante che dà l'idea di quanti italiani rimasero colpiti dal devastante sisma che ha distrutto la città abruzzese.

Come sono stati impiegati? La sorpresa è che per quanto chi dona immagina di fornire un aiuto immediato (l'idea è connaturata alla "modalità" di donazione, immediata) la realtà dei fatti è un'altra. Il denaro raccolto nel 2009 è stato affidato dalla Protezione Civile ad
Etimos, un consorzio finanziario internazionale che si occupa di microcredito in molte realtà in giro per il mondo. Per farci cosa? Concedere prestiti a "tassi agevolati" a persone ed imprese coinvolte nel sisma.

Nessun "regalo", quello che la gran parte dei donatori avrebbe immaginato, e per quanto siano "a condizioni vantaggiosissime" si tratta per sempre di un prestito da rimborsare. Fra l'altro dei 5 milioni di raccolti 470 mila euro sono stati utilizzati "per oneri riferibili alla gestione del progetto", costi che (giurano i responsabili) sono "largamente insufficienti". Si tratta ovviamente di un'iniziativa meritoria e gestita con la massima trasparenza, ma è certamente da sottolineare che quando gli italiani inviavano SMS subito dopo il 6 aprile mai avrebbero immaginato che i loro soldi sarebbero stati utilizzati (soltanto nel 2011) come fondi per concedere prestiti.


Prodotti di credito offerti:

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Credito solidale per famiglie: importo massimo 10.000 euro, durata massima 60 mesi, tasso IRS di riferimento +2,5% (tasso fisso per tutta la durata del finanziamento), nessuna spesa di istruttoria

Mutuo chirografario per imprese e cooperative: importo massimo 50.000 euro, durata massima 60 mesi, tasso IRS di riferimento +2,5% per durate superiori ai 18 mesi, Euribor a 3 mesi + 2,5% per durate inferiori ai 18 mesi (tasso fisso per tutta la durata del finanziamento), nessuna spesa di istruttoria

Anticipazione crediti per imprese e cooperative: importo massimo 50.000 euro, tasso Euribor a 3 mesi + 2,5% (tasso fisso per tutta la durata del finanziamento), nessuna spesa di istruttoria...


leggi tutto l'articolo su:
http://www.etimedia.org/Microcredito-Abruzzo/News/Tutti-i-nostri-numeri-aggiornati-al-31-marzo

Succederà lo stesso con gli SMS inviati al 45500 in questi giorni? Impossibile saperlo. Anche senza pensare male bisogna dunque chiarire un punto: i soldi donati via SMS non forniscono un aiuto immediato alle popolazioni e ci sono altri modi per rendersi utili fornendo assistenza ai terremotati.

Sia chiaro: meglio donare che non donare, soprattutto perché la gestione del denaro afferisce sempre alla Protezione Civile, ma i termini vanno (in realtà "andrebbero") chiariti.......vedremo.

integralmente tratto da
Web Contro

Riguardo l'ultima frase in corsivo, che ho riportato per correttezza, io non sono d'accordo sulle donazioni: una delle principali funzioni di uno Stato è proprio quella di aiutare i suoi cittadini bisognosi, non quella di demandare questo onere ad altri cittadini, per di più, consentendo che le banche ci lucrino sopra!

I soldi ci sono, sempre. E' una vergogna che proprio in questo frangente, si regalino milioni di Euro in
questo modo!

Per quanto riguarda la Protezione Civile, sarà un caso che il suo ex-capo Bertolaso, sia indicato come il secondo uomo più ricco d'Italia?

Ed è un caso anche che il suo nuovo capo, Gabrielli, provenga dai Servizi d'Informazione (cioè dai Servizi Segreti) e sia stato nominato Prefetto dell'Aquila?

(http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Protezione-Civile-Gabrielli-nuovo-capo-Bertolaso-vado-via-con-la-coscienza-a-posto_311245228318.html)

Mah, non vorrei che col suo passato e quindi con la sua forma mentis, gestisse le emergenze come hanno fatto gli americani a New Orleans lasciando - a scopo sperimentale - la popolazione locale priva di qualsiasi aiuto per i primi tre giorni, curandosi però di requisire tutte le armi da fuoco... .

venerdì 8 giugno 2012

La truffa dell'IMU

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La Costituzione Italiana sarebbe ancora in vigore, almeno nelle sue disposizioni che non vanno in contrasto con quanto stabilito dalla costituzione europea (al secolo, lo scellerato Trattato di Lisbona) ma gli ultimi vari governi sembrano non prenderla in considerazione quando legiferano al solo scopo di rastrellare denaro per conto delle banche o per limitare oltre il lecito le libertà dei suoi cittadini (non più) sovrani.
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L'Articolo 53, ad esempio, è sempre più calpestato da disposizioni come l'IMU che mira alla prima casa senza distinzione di contesto.
Una prima casa, infatti, può benissimo non aver nulla a che vedere col reale stato patrimoniale del suo proprietario perché potrebbe essere stata ereditata oppure non rispecchiare affatto la sua condizione del momento, soprattutto dopo questi ultimi tempi di crisi.
Inoltre, è chiaro che la prima casa ce l'hanno tutti, per quanto in questa definizione possano rientrare a pieno diritto sia umili catapecchie che castelli incantati, ma sono soprattutto le seconde, terze e quarte case che danno un'idea più realistica della consistenza patrimoniale - ma non certo del suo reddito - del proprietario.
La stessa capacità contributiva e quindi il reddito effettivo di un soggetto potrebbero infine non avere nulla a che vedere con l'estimo dei suoi beni - almeno in un determinato arco di tempo - perché essere proprietari di qualcosa non significa automaticamente trarne un reddito, anzi, le proprietà presentano sempre dei costi e questi solo in ultima analisi in termini di tassazione.
Il risultato è che in certi casi uno stipendiato nullatenente se la può passare meglio, molto meglio di un pluriproprietario... in bolletta! E col suo tenore di vita cambierebbe anche la sua (vera) capacità contributiva che andrebbe determinata in base al suo reddito reale e non certo in base alle sue proprietà.
Al danno si aggiunge la beffa dell'esenzione per le sedi di enti autodichiarantisi "no profit"...
e quale ente è più no profit di una famiglia?
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Ma tutto questo è un discorso assolutamente relativo alla presunta liceità di tassare i cittadini con lo scopo precipuo di foraggiare banche private, e questa è un'altra storia.

giovedì 7 giugno 2012

Destra e sinistra per me pari sono - La truffa dell'alternanza

Eppure c'è ancora chi divide il mondo delle idee in destra e sinistra.
Sembra incredibile ma nonostante la storia dell'ultimo secolo abbia dimostrato tutto ed il suo contrario, sia stata un trionfo dell'ipocrisia, dell'inganno  e del tornaconto in barba ai principi di qualsivoglia confessione politica, abbia smentito tutte le teorie e formulato nuove domande, l'uomo della strada è ancora pronto a difendere infervorato delle idee politiche che crede sue ma che in realtà sono state pensate da qualcunaltro e confezionate in comode edizioni tascabili, ridotte in concetti semplici e slogan - come nel famoso Libro delle Guardie Rosse di Mao - facili da consultare e da ricordare anche se non si è in grado di comprenderne appieno il significato sociale.
Così, pochi ricordano le raffinate teorie economiche di Marx e pochi si rendono conto che durante gli anni delle lotte di classe, sciagurate e funzionali al Sistema supportate com'erano da utili romantici idioti, chi proponeva soluzioni più popolari e non populiste era etichettato come "di destra" invece che di sinistria. Nel senso che all'epoca, esattamente come oggi, non solo ci si affretta ad etichettare come destrorsa o sinistrorsa qualsiasi idea senza considerare che la rfealtà va oltre queste possibilità di classificazione ma spesso se ne sbaglia diametralmente la catalogazione concentrandosi più sul pulpito che sul contenuto del messaggio.
Non è un caso che negli ultimi anni le leggi più antipopolari siano passate per mano dei partiti sedicenti "di sinistra", perché se le stesse identiche idee le avesse proposte la (altrettanto sedicente) destra, non sarebbero mai state accettate.
E si, perché nella logica della look generation (è una locuzione desueta ma rende l'idea) conta più il messaggero e la presentazione che l'essenza vera e propria del messaggio. Per questo è così facile far fuori politicamente qualcuno attaccandolo sul piano dell'immagine ed al contempo guardandosi bene dal mettere in evidenza il suo operato nello stretto ambito della politica. E per questo è così difficile farsi ascoltare pur propugnando verità inoppugnabili, se si è subito il marchio d'infamia della bufala cosmica.
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Paolo Ferraro, dall'alto della sua nuova condizione di... persona informata dei fatti, mai così dentro al Sistema come da quando ne è fuori, parla delle grandi distrazioni di massa utili a convogliare l'attenzione dei cittadini su argomenti marginali della vita collettiva, spacciati dai media di regime come significativi. I nostri veri nemici sono tra i politici ma non sono i politici, sono tra i massoni ma non sono i massoni, sono nei servizi segreti ma non sono i servizi segreti, sono nei terroristi ma non sono i terroristi, sono a destra ed a sinistra ma non sono né la destra né la sinistra.
Nelle sue parole, un incitamento a prendere in mano il nostro destino tutti insieme contro i nostri veri nemici, dimenticando simpatie e condizionamenti mentali che da sempre ci dividono e frammentano ogni nostro sforzo.
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martedì 5 giugno 2012

Chi è Giorgio Napolitano

Si parla tanto del suo degno compare SuperMario Monti dimenticando che anche l'indegno attuale occupante del Quirinale ha le sue responsabilità nello sfacelo nazionale.
Ed il peggiore Capo dello Stato che la Repubblica ricordi, non poteva che essere un vetero-comunista, con tutto il suo regolamentare bagaglio di ipocrisie, malefatte e scheletri nell'armadio.
Ed in perfetto stile post-comunista, ecco una sua recente dichiarazione:

"La velocità con cui si muove la finanza globale richiede un governo internazionale dell'economia che sappia affrontare i problemi non più su scala nazionale..."

Gli orgogliosi sessantottini riconvertiti al Mercato globale la condivideranno.
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A proposito di “rigore” cui l’ex portaborse togliattiano Giorgio Napolitano predica a gargarozzo vibrante, e che quando parla sembra che qualcuno lo tiri su all’amo, sempre profumato di mughetto e con il clacson ammonitore delle proclamazioni democratiche quasi a non rendersi conto di essere sadicamente deriso, nel 2004, l’allora europarlamentare tra le file dei Democratici di Sinistra ricoprendo la carica di Presidente della Commissione Affari Costituzionali, una delle più influenti del Parlamento Europeo, venne tallonato da un giornalista tedesco sullo scandalo dei rimborsi spese di viaggio: per un volo Roma-Bruxelles di 90 euro, Napolitano ottenne un rimborso di 800 euro, più altri 80 per il taxi e 268 come indennità di missione. Tutti esentasse. Il video (clicca qui) andò in onda in prima serata sulla tv tedesca il 17 Marzo 2004 ma (neanche a dirsi) venne trasmesso in Italia, cinque anni dopo, il 30 novembre 2009. Il santo, che era un modesto funzionario dell’ordine dei miracolati in via delle Botteghe Oscure, senza aver fatto un nanosecondo di Resistenza, viveva semplicemente e criticava i lussi di allora. Poi un bel giorno, invelenito dalle emorroidi, alla quarta votazione con 543 voti su 990 votanti dei 1009 aventi diritto, ecco il miracolo: viene eletto undicesimo Presidente della Repubblica Italiana. Giura ed entra ufficialmente nell’esclusivo club dei rinnegati. Il momento era epico. E così tra i suoi primi atti, tra un forte odore di peto, concede la grazia (gravi motivi di salute) alla bestia rossa Ovidio Bompressi (ex Lotta Continua), condannato a 22 anni con sentenza definitiva passata in giudicato per l’omicidio materiale del commissario Luigi Calabresi. Il comunista del Terzo Millennio è anche un recordman di lauree honoris causa, otto, tutte con i punti delle patatine: una delle quali il 27 novembre 2008, laurea in Filosofia all’Università Ebraica di Gerusalemme. Per i giusti servigi resi all’insolente giudeo e solo due giorni dopo essere stato in pellegrinaggio allo Yad Vashem, la fiamma eterna che arde in quel ricettacolo di propaganda sionista.
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Senza vergogna, da passacarte incartapecorito firma tutto quello che c’è da firmare al collezionista di prescrizioni Silvio Berlusconi.
In occasione della promulgazione del Lodo Alfano (costituito da un solo articolo diviso in otto commi tra cui la Sospensione dei processi penali nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato) con la penna intinta nella saliva legittima una legge anticostituzionale per la quale viene richiesto il pronunciamento della Corte Costituzionale e che il 7 ottobre 2009, la Corte stessa ritiene effettivamente incostituzionale. Il 2 ottobre 2009, in occasione della promulgazione del cosiddetto Scudo fiscale (che prevede la non punibilità di reati tributari, che prevederebbero pene fino a 6 anni di reclusione) per favorire il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali illegalmente detenute all’estero fino al 31 dicembre 2008, a fronte del pagamento di una somma del 5%, a titolo di imposte, interessi e sanzioni, come previsto, l’ineffabile Giorgio Napolitano firma il decreto e dichiara con un colpo tonante di culo: «Nella Costituzione c’è scritto che il presidente promulga le leggi».
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Qualche settimana prima delle elezioni Regionali del 2010, a seguito dell’esclusione delle liste PdL in Lazio (per un panino) e Lombardia (firme false, cui tra le altre cose, l’attuale governatore della cupola affaristico-mafiosa lombarda Roberto Formigoni era già ineleggibile per legge 165/2004 art.2 per aver superato i due mandati consecutivi), Napolitano firmò nottetempo, come si addice ai rapinatori, il ddl del governo per la riammissione delle liste escluse.
Nell’aprile del 2010, sempre Napolitano, eccitato non dal naso, promulga con la propria firma la legge sul Legittimo impedimento del capobanda Silvio Berlusconi, mentre i pm di Milano si dicono pronti a ricorrere alla Consulta per sollevare eccezione di incostituzionalità. Nel gennaio 2011 la Corte ha ritenuto la legge in parte incostituzionale.
Poi, sicccome la testa gli funziona a scatoline, ne apri una e trovi altre scatoline e dentro ci sono i pensieri importanti, ecco altre promulgazioni senza un’oncia di vergogna che hanno riguardato il professionista della Resistenza con il decreto Mastella per distruggere i dossier della Telecom, l’ordinamento giudiziario Mastella-Castelli, la legge salva-Pollari, la norma della legge finanziaria che ha raddoppiato l’Imposta sul valore aggiunto a Sky, e due pacchetti sicurezza Maroni accusati di contenere norme anti-rom e anti-immigrati.
Ma la testa funziona lenta, perde colpi, e apre le scatoline sbagliate…
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L’8 novembre 2011, giorno in cui il governo degli onorevoli ladroni, già condannati, in attesa di processo o rinviati a giudizio per vari reati, tra i più gravi, associazione mafiosa e mala gestione dei fondi pubblici, del defunto Berlusconi IV verifica di non avere più una maggioranza parlamentare alla Camera, Napolitano si accorda con Berlusconi (quasi fosse una novità) perché si addivenga alle dimissioni del suo governo non appena sia concluso l’iter di approvazione delle leggi di bilancio.
Il giorno successivo, Napolitano nomina il preside bocconiano Mario Monti “senatore a vita”. Infatti il 12 novembre, dopo l’approvazione e la promulgazione della Legge di stabilità, Napolitano accoglie le “dimissioni” di Berlusconi e da buon cameriere che si rispetti affida proprio a Monti l’incarico per la formazione di un nuovo governo. C’erano le frittatine e i panini con salamino e mortadella e, per i più raffinati, uovo sodo col sale nel tovagliolino. I più scatenati erano Fini e Schifani che si spruzzavano la maionese direttamente in bocca.
Come no! Basta crederci, lo stallone di Arcore si è dimesso per il senso dello Stato e non perchè le sue imprese (Mediaset) sono crollate in borsa del 12% in un giorno. Tant’è con un golpe finanziario, il cameriere del nuovo ordine mondiale Napolitano genuflesso alle oligarchie plutocratiche che vollero commissariare l’Italia, nominò premier l’ex International Advisor di Goldman Sachs e presidente della Commissione Trilaterale, per abbassare lo spread!
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Ecco quindi il “preoccupato” Primo Maggio del traditore della Patria, Giorgio Napolitano, che in un lungo discorso ha dosato i toni dell’allarme (pochi) con quelli dell’ottimismo (tanti) rispetto alla crisi e, di fatto, ha confermato il proprio servile sostegno all’infame governo della macelleria sociale del boiardo Monti, le cui “misure hanno consentito un ritorno alla fiducia” nei confronti dell’Italia.
Ci vuole del coraggio per uscire in pubblico con certe affermazioni, invitando le forze politiche che sorreggono senza vergogna il governo Monti a dare nuova prova del loro senso di responsabilità giungendo a intese conclusive su una legge, quella elettorale e quella del mercato del lavoro, così importanti e delicate.
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Qualcuno dovrebbe ricordare a Napolitano che attualmente c’è un presidente del consiglio non eletto da nessuno, nominato da lui stesso in quattro giorni con un colpo di Stato finanziario, imposto dall’usuraia Banca Centrale Europea, e che sta mandando in rovina l’Italia. Il fatto è che dall’alto del profumato Colle, il cameriere del nuovo ordine mondiale Giorgio Napolitano ha seri problemi a scorgere un malessere diffuso tra gli italiani che si stanno suicidando e le imprese che chiudono per fallimento dopo soli cinque anni di attività:
«Credo ci sia una straordinaria consapevolezza tra gli italiani, non vedo esasperazioni cieche», parlando a Capua a margine dell’inaugurazione del museo campano, e rispondendo ai giornalisti che gli facevano notare che in Italia ci sono episodi di tensione ed esasperazione a causa della crisi economica, come quello avvenuto a Bologna di un 58enne che si è dato fuoco.
«Ho molta fiducia nella capacità di comprensione degli italiani, di un periodo difficile che l’Italia sta vivendo e – ha aggiunto – sulla necessità di affrontare cambiamenti e le strade nuove che questi prevedono». Roba forte.
Gli italiani comprenderanno…
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Mentre il suo socio, il becchino Monti, che non ha più limiti alla decenza, ormai, tornando a parlare dei sucidi e delle difficoltà causate dalla crisi economica, e dopo le dichiarazioni sconcertanti dei giorni scorsi sui suicidi in Grecia, ha affermato che dei suicidi se ne devono occupare gli “altri”:
«Le conseguenze umane della crisi dovrebbero far riflettere chi ha portato l’economia in questo stato e non chi da quello stato sta cercando di farla uscire».
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Ma non è finita.
Nel curriculum vitae del peggiore presidente della repubblica, sconfitto nelle idee, dalla storia e dalla geografia, l’ultima tuonata di culo all’indomani delle scorse elezioni amministrative che hanno avuto come protagonista il M5S del comico genovese Grillo:
«Di boom ricordo quello degli anni ’60, altri non ne vedo».
Nel BelPaese con le pezze al culo i fascisti sono evaporati in sigle e siglette sempre più rissose, i comunisti sono stati respinti nei meandri della clandestinità, incontrarli e conoscerli è difficilissimo.
Al primo piano in Piazza del Quirinale, cuore antico della capitale, in questo ambiente tra una scrivania francese del 1750 e un dipinto della seconda metà del Seicento del Borgognone, luminoso, aperto, senza steccati e icone plastiche di Marx e Stalin alle pareti, l’inquilino del Quirinale tiene gli incontri di briscola a chiamata con Capi di Stato e segretari di partito. Sistemazione ideale per il compagno passacarte Napolitano, ex portaborse di Palmiro Togliatti, un porco che si vergognava di essere italiano vantandosi della cittadinanza sovietica.
All’indomani dell’invasione dei carri armati sovietici a Budapest, nel 1956, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti comunisti di primo piano lasciavano il Partito Comunista Italiano, mentre “l’Unità” definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, Giorgio Napolitano si profondeva in elogi ai sovietici. L’Unione Sovietica, infatti, secondo lui, sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la “pace nel mondo”:
«Come si può, ad esempio, non polemizzare aspramente col compagno Giolitti quando egli afferma che oltre che in Polonia anche in Ungheria hanno difeso il partito non quelli che hanno taciuto ma quelli che hanno criticato? E’ assurdo oggi continuare a negare che all’interno del partito ungherese – in contrapposto agli errori gravi del gruppo dirigente, errori che noi abbiamo denunciato come causa prima dei drammatici avvenimenti verificatisi in quel paese – non ci si è limitati a sviluppare la critica, ma si è scatenata una lotta disgregatrice, di fazioni, giungendo a fare appello alle masse contro il partito. E’ assurdo oggi continuare a negare che questa azione disgregatrice sia stata, in uno con gli errori del gruppo dirigente, la causa della tragedia ungherese. Il compagno Giolitti ha detto di essersi convinto che il processo di distensione non è irreversibile, pur continuando a ritenere, come riteniamo tutti noi, che la distensione e la coesistenza debbano rimanere il nostro obiettivo, l’obiettivo della nostra lotta. Ma poi ci ha detto che l’intervento sovietico poteva giustificarsi solo in funzione della politica dei blocchi contrapposti, quasi lasciandoci intendere – e qui sarebbe stato meglio che, senza cadere lui nella doppiezza che ha di continuo rimproverato agli altri, si fosse più chiaramente pronunciato – che l’intervento sovietico si giustifica solo dal punto di vista delle esigenze militari e strategiche dell’Unione Sovietica; senza vedere come nel quadro della aggravata situazione internazionale, del pericolo del ritorno alla guerra fredda non solo ma dello scatenamento di una guerra calda, l’intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d’Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all’Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente abbia contribuito, oltre che ad impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell’Urss ma a salvare la pace nel mondo».
I magiari hanno perdonato Boris Eltsin, erede dei loro carnefici. Si sono sforzati a mandar giù anche un boccone indigesto come Vladimir Putin «l’opportunista» ma Giorgio Napolitano no, proprio non lo volevano in Ungheria. Il 26 settembre 2006, a Budapest, Napolitano rese omaggio alle vittime della rivoluzione del 1956, soffocata nel sangue dai carri armati sovietici.
In quell’occasione disse:
«Ho reso questo omaggio sulla tomba di Imre Nagy a nome dell’Italia, di tutta l’Italia, e nel ricordo di quanti governavano l’Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a sostegno dell’insurrezione ungherese e contro l’intervento militare sovietico».
Bella faccia tosta.
Non una dichiariazione sulle responsabilità sue e dei suoi «compagni» di partito, non una richiesta di perdono alle vittime (oltre 20.000), non un’affermazione che inchiodasse il comunismo «male assoluto».
Allora Napolitano potè solo applaudire i carri armati dei compagni sovietici che assassinavano a tradimento, con l’avvallo dei comunisti italiani, Pal Maleter, il capo militare della Rivoluzione ungherese del 1956. Fu giustiziato insieme al primo ministro Imre Nagy e ad altri martiri anonimi in una prigione di Budapest il 16 giugno 1958.
Erano i “bang” degli anni ’60.
Oggi invece è commovente l’europeismo e l’atlantismo dell’ex tovarish, sostenitore senza se e senza ma di guerre di aggressione, quando fino a cinque minuti fa sventolava bandierine della pace sui balconcini insieme alla solita claque di utili e inutili idioti.



domenica 3 giugno 2012

La grande truffa delle razze umane


Questo non è un articolo ideologico, le ideologie le lascio a chi è privo di idee.

La divisione in razze di qualsiasi specie animale, a livello popolare è basata su dei raggruppamenti che si possono effettuare automaticamente in base a differenze morfologiche facilmente osservabili.
Queste differenze, nell'ambito di ogni specie sono dovute direttamente o indirettamente - a seconda di una visione più o meno darwiniana della questione - all'adattamento di ogni specie all'ambiente.
A livello genetico, degli esperti nel campo saranno in grado di riconoscere precisi ed inequivocabili marcatori caratteristici di ogni gruppo.
L'osservazione classica dei negazionisti in base alla quale si possono apprezzare più differenze genetiche tra individui che tra gruppi, lascia il tempo che trova perché le differenze di cui parlano non sono quelle significative ai fini di una classificazione razziale.
A livello medico, è noto che determinate patologie, ultima delle quali il Morgellons, colpiscono esclusivamente alcune razze e non altre.
A livello farmacologico, è noto come alcuni principi attivi siano pressoché inefficaci su alcuni gruppi umani mentre sono oggettivamente efficaci su altri. Non a caso, nella follia che accomuna i fautori del Nuovo Ordine Mondiale e quindi della supremazia di una razza su tutte le altre, si è arrivati allo sviluppo di vaccini selettivi in grado di colpire determinate razze (le più invise al Potere sono quelle nere) a beneficio di altre.
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Nonostante l'evidenza, una pericolosa ideologia priva di fondamento ma perfettamente funzionale al NWO si è fatta strada nell'ultimo secolo convincendo la parte buonista (ma non necessariamente buona) della coscienza collettiva che la specie umana - e solo essa, elevata oltre le altre creature - sia esente da qualsiasi divisione in razze, spianando così la strada a quello che una volta s'immaginava potesse essere il Melting Pot ma che oggi si va sempre più delineando come un tentativo di una razza, quella bianca occidentale o caucasica, di imporre la propria supremazia su tutte le altre.
E se si cancellano d'ufficio le differenze, nessuna razza potrà poi avanzare rimostranze sulla propria eliminazione selettiva e per di più potrà essere tacciata di razzismo se dovesse tentare di difendere il proprio patrimonio genetico.
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Questa è in realtà la grande truffa dell'inesistenza delle razze: un falso retaggio culturale che di fatto permette, ai maggiori detentori di Potere, di eliminare selettivamente le razze non rispondenti ai loro criteri impedendo loro di avere una coscienza e quindi un orgoglio di razza.
Parallelamente, la distruzione delle nazioni permette di operare lo stesso indebolimento sul tessuto culturale eliminando di fatto le etnie, classificazioni che a volte costituiscono dei sottoinsiemi delle razze ed in altre sono dei raggruppamenti trasversali alle razze, operati su base religiosa o culturale.
Una moneta unica, una lingua unica, una razza unica (la loro) ed un unico Nuovo Ordine Mondiale sono il sogno di una pericolosa elite che vede nelle differenze tra gli individui e tra i gruppi che possono formare, il più grande ostacolo per la realizzazione del loro delirio di onnipotenza.
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Razzista è dunque chiunque non sia in grado di apprezzare positivamente le differenze tra gruppi umani, realizzando, anche attraverso il negazionismo razziale, la supremazia della propria razza su tutte le altre.

Si consiglia di espandere la visualizzazione per una migliore lettura dei sottotitoli.


venerdì 1 giugno 2012

Uscire al più presto dalla truffa dell'Euro

Confermando quanto spiegato da Paolo Barnard, il colpo di Stato "discreto" messo in atto dal governo Monti per conto delle banche era stato rallentato (ultimamente) dalla resistenza di Berlusconi e Fini inutilmente silurati mediante campagne scandalistiche.
Le forzature operate sulle scelte delle nazioni; il Trattato di Lisbona; il disperato salvataggio di una fantomatica moneta imposta contro la volontà dei popoli europei ed irreversibile per sua costituzione e che non può rappresentare nessuna realtà europea, addebitandone il costo al tenore di vita dei cittadini.
Il terrorismo come supporto alla stabilità europea.
Intervista a Paolo Becchi:
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