sabato 18 febbraio 2012

12 paralleli fra Pearl Harbour e l'11 settembre

Quando lo scrittore e ricercatore David Ray Griffin decise di intitolare il suo primo libro sull’11 settembre “La nuova Pearl Harbor”, era qualcosa di più di un suggerimento che ci fosse una certa analogia fra i due eventi storici.
Più cose si vengono a sapere sull’11 settembre più ci si rende conto che anche le dinamiche interne dei due eventi si assomigliano fra di loro in modo inquietante.

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1 – LO SCOPO REALE
Mentre ambedue gli eventi erano necessari agli Stati Uniti per entrare in guerra, in ambedue i casi lo scopo ultimo non era quello inizialmente dichiarato.
Nel 1941, gli Stati Uniti sapevano che un attacco a sopresa dei giapponesi avrebbe infuriato la popolazione …
… e messo in moto la macchina da guerra americana. In questo modo avrebbero avuto un ingresso di servizio per raggiungere il loro vero fine: la guerra con Hitler.
Prima dell’11 settembre, i neocons sapevano che un attacco a sopresa, come una “nuova Pearl Harbor”, avrebbe infuriato la popolazione e messo in moto la macchina da guerra americana contro l’Afghanistan. In questo modo avrebbero avuto un ingresso di servizio per raggiungere il loro vero fine: la guerra con Saddam.
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2 – LA MACCHINA DELLA PROPAGANDA
Prima e durante la guerra, la macchina della propaganda insistette pesantemente per creare una associazione fra Hitler e il Giappone. Dopo l’attacco di Pearl Harbor, il 60% degli americani era convinto che dietro ci fosse la Germania.
La macchina della propaganda di Bush e Cheney fece uno sforzo ancora maggiore, per creare una assocazione fra l’Iraq e Osama bin Laden. Alla fine del 2003, il 70 % degli americani credeva che Saddam fosse stato coinvolto negli attacchi dell’11 settembre.
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3 – C’ERA CHI SAPEVA
Ai livelli più alti dell’ amministrazione Roosevelt si sapeva in anticipo che Pearl Harbor sarebbe stata attaccata. Il ministro degli esteri conosceva addirittura la data esatta dell’attacco più di una settimana prima che avvenisse.
Prima dell’11 settembre, molti all’interno dei servizi di intelligence sapevano che gli attacchi stavano per arrivare. Richard Clarke dice che almeno 50 agenti alla CIA sapevano dell’attacco in preparazione.
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4 – INFORMAZIONI TRATTENUTE
Queste importanti informazioni furono tenute nascoste a coloro che avrebbero potuto usarle per difendere il porto della Hawaii e per ridurre al minimo la perdita di vite americane.
Prima dell’11 settembre importanti informazioni furono tenute nascoste a Richard Clarke, il capo dell’antiterrorismo che avrebbe potuto organizzare una difesa è forse evitare addirittura che avvenissero gli attacchi.
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5 – LE DENUNCE DEI PARLAMENTARI
Dopo Pearl Harbor il deputato repubblicano Harness ha denunciato come l’amministrazione Roosevelt fosse a conoscenza degli attacchi prima che avvenissero.
Dopo l’11 settembre il deputato repubblicano Curt Weldon ha denunciato la conoscenza anticipata di informazioni sugli attacchi da parte l’amministrazione Bush.
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6 – AGENTI ONESTI IGNORATI
Quando degli onesti ufficiali entravano in possesso di informazioni sull’ attacco imminente, le passavano immediatamente ai loro superiori, solo per vederle ignorate, deviate, o dimenticate del tutto.
Il capo dell’intelligence della marina aveva informazioni sull’attacco imminente, ma non gli fu permesso di informare l’ammiraglio Kimmel, che comandava il porto di Pearl Harbor.
Nell’agosto del 2001 l’agente dell’FBI Coleen Rowley ha scoperto delle informazioni che potevano portare a rivelare il piano dell’11 settembre. Ma i suoi rapporti furono bloccati dai suoi superiori, mentre a lei fu proibito di proseguire in quelle indagini.
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7 – DIFESA INDEBOLITA
Trattenere informazioni però poteva non essere sufficiente a garantire il pieno successo della missione giapponese. Sembra che anche la capacità di risposta della flotta delle Hawaii sia stata in qualche modo indebolita. Il secondo in comando a Pearl Harbor continuava a chiedere aeri per il pattugliamento a lungo raggio delle Hawaii, ma non gli venivano concessi.
L’11 settembre diverse esercitazioni militari erano programmate fuori dagli Stati Uniti, facendo il modo che restassero solo quattro caccia in stato di allerta per difendere l’intero settore nord orientale del paese.
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8 – ORDINI DI NON INTERVENIRE
Roosevelt emanò ordini diretti perché nessuno interferisse con l’attacco imminente di giapponesi.
L’11 settembre il vice presidente Cheney diede un ordine diretto relativo all’aereo che si stava avvicinando al Pentagono che può essere interpretato solo come un ordine di non interferire con la sua azione.
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9 – E I TELEFONI SUONAVANO
Poche ore prima dell’attacco il capo-gabinetto di Roosevelt divenne improvvisamente irrintracciabile, rallentando ancora di più il meccanismo di comunicazione all’interno della catena di comando.
Nelle ore cruciali dell’11 settembre il ministro della difesa Rumsfeld divenne improvvisamente irrintracciabile, ritardando ancora di più le operazioni di intercettazione e il coordinamento della difesa nazionale.
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10 – FALSE GIUSTIFICAZIONI
Per giustificare in qualche modo la totale incapacità di difendere Pearl Harbor, si è sostenuto che la flotta giapponese abbia mantenuto il silenzio radio durante tutto il suo avvicinamento alle Hawaii. Questo è falso, come dimostrato da diverse trasmissioni radio captate dagli americani delle comunicazioni fatte fra gli ammiragli giapponesi durante l’avvicinamento a Pearl Harbor.
Per giustificare in qualche modo il totale fallimento nell’intercettare anche uno solo dei quattro aerei dirottati si è sostenuto che spegnendo il trasponder i terroristi abbiano reso molto difficile per i controllori di volo rintracciare gli aerei dirottati. Questo è falso. Le registrazioni delle comunicazioni fra i controllori di volo dimostrano che almeno tre dei quattro aerei siano stati seguiti sui radar fino all’ultimo momento, nonostante avessero spento il transponder.
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11 – PROVE DISTRUTTE
Dopo aver sentito le comunicazioni radio dei giapponesi, l’operatore Lesley Grogan annotò tutte le informazioni sul diario di bordo della nave. Ma alcuni giorni dopo di presentarono degli ufficiali della marina che requisirono il diario di bordo della nave e lo fecero scomparire.
Nel pomeriggio del 11 settembre, i controllori di volo di New York si sono seduti davanti ad un registratore e hanno ricostruito passo per passo tutte le azioni compiute durante i dirottamenti. Rendendosi conto dell’importanza di quegli eventi, volevano assicurarsi che nemmeno il minimo dettaglio di quello che era accaduto potesse venir dimenticato. Ma in seguito, senza motivo apparente, un anonimo dipendente dell’aviazione civile ha recuperato la cassetta, l’ha distrutta nelle sue mani, ha ridotto il nastro in mille pezzi, e li ha buttati nei diversi cestini della spazzatura di tutto l’edificio.
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12 – LE COMMISSIONI UFFICIALI
Poi vennero le commissioni ufficiali, che in ambedue i casi furono incaricate di scoprire se ci fosse stato un complotto dalle stesse entità che erano sospettate di aver preso parte a quel complotto.
Ambedue le commissioni conclusero che gli attacchi subiti non si potevano nè prevedere nè evitare, e che fuono il risultato di una “mancanza di immaginazione” da parte del governo americano.

di Massimo Mazzucco
Fonte: Luogocomune
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